Articolo pubblicato da Ansa il 07/12/2011
Contro il disagio mentale una via che li reinserisce in società
Immerso tra le vigne, l’agricoltura biologica, il miele e i paesaggi della Franciacorta c’e’ l’Agriturismo di Cascina Clarabella con i suoi ‘matti’. E’ qui che e’ nato il nuovo approccio al disagio mentale, che da realta’ locale promette di diventare un modello adatto ad essere diffuso in tutto il mondo.
Dal 1978, quando fu istituita la legge Basaglia con la quale sono stati aboliti i manicomi, i metodi per affrontare i problemi psichici hanno subito (almeno nella teoria) un’inversione: dall’esclusione e dall’isolamento del paziente, si e’ arrivati a iniziative che favoriscono sempre piu’ la sua inclusione e l’interazione sociale. Ci sono stati tanti tentativi, anche se pochi sono stati davvero realizzati fino in fondo.
Quello della Cascina Clarabella e’ l’apice di questo percorso: non e’ solo un agriturismo, ma una vera e propria cooperativa che si occupa di inserimento lavorativo per le persone con disagio psichico, in vari settori legati all’agricoltura, e che attualmente garantisce lavoro con regolare stipendio a 67 persone. E non c’e’ solo produzione di vino e olio, ma anche didattica, strutture nelle quali si possono seguire percorsi di cura per chi soffre di disagio mentale, un centro diurno per l’orientamento al lavoro e alcune unita’ abitative affittate a equo canone, per permettere alle persone che escono dalla comunita’ di intraprendere una vita autonoma.
Ma a sentire gli esperti, un percorso di cura cosi’ illuminato e’ purtroppo ancora un’eccezione: ”L’85 per cento dei malati psichiatrici non incontrera’ mai un medico – ha spiegato Benedetto Saraceno, direttore del Dipartimento per la salute mentale all’Organizzazione mondiale della salute – questo significa che in realta’ ci occupiamo solo del 15 per cento dei pazienti del mondo. Pero’ questo 15 per cento non vede uno psichiatra, ma un medico di famiglia; e solo il 5 per cento dei ‘matti’ nel complesso vede un professionista”. E ancora oggi, a piu’ di 30 anni dalla Legge Basaglia, i pazienti ”vengono legati ai letti, subiscono elettroshock, prendono calci nella schiena – ha continuato Saraceno – qualcosa di sensato lo trovi solo a Cascina Clarabella. Sono casi rari: io ho visitato 96 Paesi, i piu’ poveri e dimenticati del mondo”, ma solo in pochissimi luoghi si e’ fatto qualcosa sul modello della Cascina, ”grazie a ministri o assessori che hanno avuto la lungimiranza e il coraggio di farsi aiutare da esperti del settore”.
Ad esempio l’Assessorato alla Sanita’ della Lombardia, che nel triennio 2009-2010-2011 ha finanziato con 900 mila euro la sperimentazione di questo modello innovativo di psichiatria territoriale: intorno al paziente non ci sono solo l’ospedale e il medico ma anche i familiari, la comunita’, il lavoro e la casa. ”Una struttura del genere costa 170 euro al giorno per paziente – dicono i referenti della Regione – ma grazie a questa sperimentazione, i costi sono stati abbattuti a 90 euro al giorno”.
”La Comunita’ locale e’ veramente una risorsa di portata globale. L’esempio della Cascina Clarabella – ha conluso Saraceno – andrebbe bene in tutto il resto del mondo. Perche’ la psichiatria buona e’ proprio questa, che sa dare i farmaci giusti e sa parlare ai malati. Le risorse devono stare fuori dall’ospedale, e anche la psichiatria deve stare fuori dall’ospedale. Le risorse ora sono in alto, e dovrebbero invece stare dove ci sono i bisogni: sul territorio, verso il basso. Non devono stare insomma nei letti”.