Articolo pubblicato sulla rivista “Tempo di nursing 70/2016 Collegio IP.AS.VI. di Brescia”
scritto da Everton Nascimento De Souza (infermiere professionale presso cooperativa Diogene e membro della Commissione Innovazione Ipasvi)
Cascina Clarabella non è solo un edificio immerso nel verde della Franciacorta e affacciato sul blu del lago d’Iseo, ma è soprattutto un luogo dell’anima, dove la salute mentale viene affrontata sia dal punto di vista sanitario che sociale.
Sin dal 1990 un gruppo di cooperative sociali onlus lavora, facendo rete, per affrontare la malattia sotto diversi aspetti: cura, lavoro, housing e socializzazione. Il lavoro di rete, tanto complesso quanto efficace, è veramente il fulcro e la ragione del successo di questa esperienza che affronta con approcci innovativi il problema del rapporto fra operatori e “pazienti”, abbattendo statuti e steccati al fine di uscire da ruoli convenzionali e sostenendo una relazione fra soggetti che condividono difficoltà, potenzialità e responsabilità.
Della cura si occupa la cooperativa Diogene, la quale gestisce comunità, centri diurni, servizi di residenzialità leggera e budget di salute. Le opportunità di lavoro vengono offerte dalle cooperative Sociali di tipo B Isparo (verde e pulizie), Airone (stampaggio materie plastiche), nonché da Clarabella a Iseo e Perinelli a Piacenza, che svolgono attività agricole e agrituristiche (vino biologico, olio, miele, B&B, fattoria didattica e ristorante). In tutto le cooperative di tipo B occupano 97 persone, di cui 56 con disagio psichico. La socializzazione è affidata all’associazione Club Clarabel, uno spazio dove abbattere in modo democratico le barriere tra curante e curato. A coordinare il tutto è il consorzio Cascina Clarabella (www.cascinaclarabella.it).
Per chi si occupa di salute, lavorare in Cascina Clarabella implica una condivisione forte della mission e l’esercizio di una professionalità elevata, per il raggiungimento di una vera utilità sociale. Entrando nel dettaglio della nostra quotidianità, il primo compito della CPA (Comunità Alta Assistenza) è quello di offrire un ambiente che diventi “luogo”, una residenza emotiva per l’ospite che nel corso della sua vita si trova a trascorrervi un periodo più o meno lungo. Il principio fondante del nostro metodo consiste nel promuovere ogni individuo, sia esso curato o curante, come soggetto attivo che esprime e realizza dei desideri e si assume delle responsabilità all’interno dell’istituzione. In questo modo è possibile combattere l’inerzia e il ritiro psicotico, creando una sinergia che include tutti quanti. La responsabilità viene esplicitata in primo luogo dalla “Libertà di Circolazione” degli ospiti nei vari ambienti della struttura. Nel corso della giornata in collaborazione con il centro diurno, svolgiamo diverse attività, che devono avere prevalentemente una caratteristica comune, ovvero un forte aggancio alla realtà; non devono essere quindi fini a stesse, ma piuttosto devono rappresentare uno sbocco concreto e un’utilità sociale, come fare il pane per il pranzo, riparare le biciclette o pulire i mezzi utilizzati per i trasporti. Siamo infatti convinti che i percorsi di inserimento lavorativo per intessere reti con il territorio siano necessari in quanto il prodotto del proprio lavoro ritorna al soggetto come forma di identificazione positiva.
L’intento principale è quello di offrire opportunità di scambio e costruzione di reti sociali poiché l’isolamento, la vergogna, la solitudine, il silenzio e la sordità dell’ambiente vengono a determinare uno stato di marginalità, che vede il soggetto e la sua famiglia entrare in un progressivo circuito di chiusura sociale. L’approccio di Cascina Clarabella invece aiuta a riappropriarsi di quella Cittadinanza, di quei diritti e doveri che i nostri ospiti spesso perdono o dimenticano, assumendo un ruolo passivo e poco partecipe a ciò che accade loro intorno.
Il raggiungimento di questo obiettivo basilare – ma che per alcuni ospiti è il frutto di un faticoso percorso – è reso possibile dalla creazione di un clima emotivamente non invasivo e rispettoso di tempi e esigenze individuali, con procedure chiare e rassicuranti per il loro svolgimento. Per concludere la Comunità si pone come luogo di non segregazione, aperta al territorio e a tutte le occasioni di incontro e collaborazione con l’esterno, come strumento per rendere possibile all’ospite l’avventura nel mondo.