Il Consorzio Cascina Clarabella è stato protagonista il 13 aprile scorso del seminario “Sostenibilità per il territorio: turismo e agricoltura”, promosso all’Università Cattolica di Brescia da OpTer e ASA.
Il seminario faceva parte dei cicli di incontri “Pratiche di sostenibilità: testimonianze di imprese bresciane” finalizzati a dare voce alle imprese di alcuni settori di riferimento del sistema produttivo bresciano sul tema della sostenibilità. nell’ambito dei
Al seminario hanno partecipato Graziano Pennacchio, amministratore delegato di Visit Brescia, Carlo Fenaroli, presidente del consorzio Cascina Clarabella. Ha moderato l’incontro Maria Chiara Cattaneo della Facoltà di Scienze politiche e sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore.
Ecco un breve riassunto della giornata a cura di Bianca Martinelli.
Brescia è la maggiore provincia agricola d’Italia ma anche tra le prime in Lombardia, seconda solo a Milano, per numero di arrivi e presenze turistiche sul territorio.
Primati che hanno reso Brescia un banco di prova ideale per testare pratiche che puntano a massimizzare l’adozione di approcci sostenibili che, se da un lato ambiscono a garantire un minor impatto sull’ambiente (secondo l’accezione più green del termine) dall’altro ampliano il raggio della visione modellizzando pratiche d’inclusione sociale.
Un case history esemplare è quello di Cascina Clarabella, consorzio di cooperative sociali con sede in Franciacorta, il cui orientamento alla valorizzazione dell’ambiente in chiave agri-turistica è abbinato alla missione di sviluppo e valorizzazione delle persone svantaggiate.
«Rendere sostenibile un territorio significa farlo diventare inclusivo nei confronti di soggetti che presentano forme di disagio. Nelle nostre cooperative agricole-sociali impieghiamo persone che difficilmente troverebbero occupazione fuori da un contesto protetto» ha spiegato Carlo Fenaroli, Presidente del Consorzio che conta 360 dipendenti totali, di cui 140 affetti da disabilità psichica.
Affiancato da un’equipe di educatori, il personale lavora nella produzione di vino o olio, nell’allevamento agroittico e nell’impianto di trasformazione del pesce. Mansioni di sala, in cucina o di manutenzione delle stanze vengono invece svolte nell’agriturismo e nel ristorante annesso che, attualmente, vengono scelti per circa il 65% dalla clientela straniera.
La pandemia del resto ha gettato un faro sulle questioni riguardanti la salute mentale, tant’è che «tornare al mondo pre-pandemico puntando la bussola sul fattore sostenibilità ha permesso di visualizzare nuove declinazioni possibili del concetto» ha notato Maria Chiara Cattaneo, docente della Facoltà di Scienze politiche e sociali.
Sul fronte prettamente turistico ne ha sottolineati alcuni Graziano Pennacchio, ad di Visit Brescia, la Destination Management organization bresciana che promuove il turismo della città e della provincia.
«L’uso delle tecnologie digitali, che in tempi di lockdown ci ha aiutato a mantenere vivo l’interesse per la nostra offerta nei confronti del pubblico sia italiano che estero, deve continuare ad essere un asset promozionale importante» ha notato Pennacchio.
C’è poi la questione della ridistribuzione dei flussi turistici di massa. Destagionalizzare gli arrivi favorirebbe maggiore sostenibilità sui fronti della viabilità – specie nelle località lacustri e montane più gettonate dai viaggiatori – della raccolta dei rifiuti nei periodi di alta stagione, e di un turismo più consapevole, vocato alla scoperta di piccoli borghi e realtà artigiane poste a latere delle attrazioni più note.
I prossimi appuntamenti del ciclo Pratiche di Sostenibilità: testimonianze di imprese bresciane promosso dall’Osservatorio per il Terrtiorio – OpTer e dall’Alta Scuola per l’Ambiente (ASA) si terranno mercoledì 11 maggio Strategie di sostenbilità in tempo di crisi. Il settore automotive bresciano e mercoledì 18 maggio Finanza sostenibile: quanto conta la sostenibilità nelle decisioni di investitori e finanziatori?